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Teatro Massari San Giovanni Marignano

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Inizialmente, nel XV secolo, fu costruito per essere una Chiesa. Solo agli inizi dell'800, dopo la sconsacrazione, divenne Teatro. Fu l'avvocato Francesco Brilli che, presi in affitto l'oratorio e i locali annessi, avviò i lavori di adattamento dello stabile a uso di Teatro: l'altare divenne palcoscenico, ricavando sotto di questo un locale ad uso di camerini, la camera da letto della casetta adiacente fu trasformata in palchettone per gli spettatori.

Sotto la direzione dell'avvocato Brilli che formò anche una compagnia di dilettanti filodrammatici, fin dai suoi primi anni di attività il teatro incontrò immediatamente il favore del pubblico di S. Giovanni in Marignano. Agli spettacoli applaudiva il popolo, in piedi in platea, e i signori, dai palchetti privati, a conferma che il Teatro era una delle rare occasioni di coinvolgimento di tutte le classi sociali.

Il teatro comunale, dalla sua nascita alla chiusura nel dopoguerra, ha funzionato soprattutto in occasione del Carnevale, cioé da Natale al martedì grasso; sono infatti numerosissime le richieste di capo-comici e compagnie teatrali tese ad ottenere l'uso del teatro in quel periodo. Le serate, le feste da ballo, i veglioni, si concludevano a teatro, dove la filodrammatica locale o una compagnia comica venuta da fuori si esibiva in corsi di recite, spettacoli di marionette e altre forme di divertimento.

Non esiste un carnevale che non abbia visto alternarsi sul palcoscenico attori, burattinai e saltimbanchi. Nei primi dell'800 era divenuta pratica comune la riforma teatrale goldoniana che introduceva la recita "a braccio" su canovacci prestabiliti: era sufficiente conoscere la trama ed il resto era affidato ala bravura del singolo attore il quale poteva essere più o meno specializzato nell'interpretazione di un personaggio o nella caratterizzazione di una maschera della commedia dell'arte.
Con il 1835 inizia per il teatro comunale quella fase che porterà , venti anni dopo, non solo alla ristrutturazione completa dello stabile, ma anche al periodo di maggiore importanza artistica e culturale, con la nascita della Società dei Dilettanti Filodrammatici e, soprattutto, della Società dei Condomini che finanzieranno i lavori per il "nuovo teatro". Il fattore determinante é certamente la presenza di Francesco Corbucci, uomo saggio e deciso, con una grandissima passione per il teatro, per la sua terra e per l'arte; egli venne nominato direttore del teatro seguendo in questa carica Francesco Brilli.

Il Corbucci, appartenendo alla classe agiata del paese non credeva opportuno che un'arte così seria ed istruttiva come quella teatrale potesse avere una sede posticcia e rimediata. In fin dei conti il teatro si trovava all'interno delle mure castellane ed era frequentato da persone "rispettabilissime tanto nell'educazione quanto nella morale", ed era quindi giusto dare una nuova immagine allo stabile, più pulita, più pomposa e, nel suo piccolo, rispecchiante la migliore tradizione del teatro all'italiana.

Nasce quindi con Francesco Corbucci l'idea di un nuovo teatro da gestirsi con rigore amministrativo per mezzo di Società preposte da un lato alla produzione spettacolare, dall'altro alla gestione sociale. In questi anni si vengono delineando con sempre maggiore costanza le "Stagioni" che caratterizzeranno l'attività marignanese: la consueta Stagione di Carnevale durante la quale ad esibirsi é la Filodrammatica Locale, da dicembre alla primavera, la Stagione Estiva dedicata prevalentemente agli spettacoli di marionette, la Stagione Autunnale alla quale intervenivano compagnie prevalentemente forestiere. Durante questa stagione era tradizione andare a teatro tutti i lunedì sera dei mesi di ottobre e novembre in coincidenza con la "Fiera del Lunedì".

Nel 1855 inizia ufficialmente il riadattamento del Teatro che, a esclusione delle strutture portanti, cambia completamente aspetto per diventare un tipico teatro all'italiana con pianta a ferro di cavallo e due ordini di palchi, con stucchi e rifiniture pittoriche, decorazioni e tendaggi. Tra Ottocento e Novecento l'attività artistica del Teatro Comunale é molto intensa e, nonostante le censure del regime fascista e i problemi legati all'agibilità e sicurezza dell'edificio, proseguì fino al primo dopoguerra. Tantissime furono le censure di spettacoli teatrali, concerti, varietà , pellicole cinematografiche. Il regime fascista aveva perfettamente chiaro quale fosse l'importanza della manipolazione della cultura, secondo i propri fini.

Tutto era controllato fin nel minimo particolare e tutto doveva rispecchiare la potenza, la grandezza e l'infallibilità del regime. Così si provvide anche a cambiare nome al piccolo teatro condomini, che divenne nel 1932 Teatro dell'Opera Nazionale Dopolavoro. Il 13 gennaio 1932, dopo aver esaminato i lavori di sistemazione effettuati dal Comune, la Questura di Forlì concesse l'autorizzazione alla riapertura del teatro, il quale in questo periodo funzionò come cinematografo classificato di 4 categoria per la proiezione delle pellicole LUCE. Nel 1933 la filodrammatica locale riprese le recite ed iniziò un proficuo rapporto di collaborazione con la filodrammatica "Vittorio Alfieri" di Rimini diretta dall'avvocato Mario Rosi. Fu la seconda guerra mondiale a decretarne la chiusura definitiva, trasformando il Teatro in magazzino comunale.

Nel 1977 il Consiglio Comunale approva all'unanimità il progetto di restauro del teatro che viene inaugurato il 12 settembre 1982 con il nome di Augusto Massari, valente direttore d'orchestra e concertista di origine marignanese. Dal 1992 la direzione artistica e la gestione del Teatro sono affidate, tramite convenzione, alla compagnia Fratelli di Taglia che con continuità organizza ogni anno una Stagione di Prosa e una Stagione di Teatro Ragazzi che hanno visto via via crescere l'attenzione del pubblico non solo maringanese ma anche di tutto il circondario.

Il teatro di S. Giovanni in Marignano é elencato tra i 72 teatri storici della Regione e, benchè la nascita dell'edificio abbia origini secolari, dobbiamo definire il 1821 come data ufficiale di uso specifico come teatro. Questa data ci colloca in Romagna come terzo teatro in ordine di antichità dopo il Teatro Rossini di Lugo (1758) ed il Teatro Masini di Faenza (1780). Nell'esaminare la struttura teatrale, ci accorgiamo come l'architetto Giovanni Benedettini nel 1855, nell'adattamento dello stabile, non abbia trascurato nessuna delle caratteristiche fondamentali della tipologia del teatro all'italiana. La decorazione, affidata al Trevisani, é sobria e delicatamente pittorica; il sipario ed i velari, opera del Mosconi, ricalcano scene tipiche di paesaggi panoramici.

La sala ha, come citato, la tipica forma a ferro di cavallo, con due ordini di palchi comprendenti 15 piccole logge ciascuno, delle quali otto (quattro per ogni ordine) formano le spalle del proscenio. Il piano della platea era originariamente inclinato e di mattoni per ottenere maggior spazio di veduta per gli spettatori a fondo sala. Nonostante lo spazio limitato, il palco é stato ben attrezzato, con piano scenico sorretto da pilastri che formavano un discreto sottopalco. Il soffitto sopra il palcoscenico é stato munito di graticcio con carrucole per il movimento delle scene.

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