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Mostra Enrico Baj Cesena: posticipata la chiusura al 14 Novembre

Notizia pubblicata il 31 ottobre 2010



Categoria notizia : Cultura


La Mostra: E’ dedicata al grande Artista Enrico Baj la mostra in corso alla Galleria L’IMMAGINE di Cesena, che ha aperto i battenti il 3 ottobre con chiusura il 14 novembre, posticipandola di una settimana per dar modo a tutti coloro che ancora non sono riusciti a visitarla di poterlo fare.

Notevole l’entusiasmo con cui è stato accolto l’evento da appassionati d’arte, collezionisti, e dai tanti ragazzi, alunni di scuole cesenati, delle classi Inferiori e Superiori, che accompagnati dai loro insegnanti, affollano ogni mattino il piccolo salotto della Galleria dove l’esposizione è allestita, incuriositi dai collages di vetri, bottoni, conchiglie, cordoni, medaglie, legni e oggetti di riciclo coi quali il grande Maestro ha composto le proprie opere, fin dalla fine degli anni Cinquanta, rivoluzionando quello che era il modo di fare arte dell’epoca, riscuotendo il successo internazionale.

Innumerevoli le testate giornalistiche, quotidiani, riviste, portali internet e canali televisivi, hanno parlato della piccola e preziosa mostra in corso a Cesena nella quale si possono vedere opere, che percorrono la maggior parte dei temi da Baj sviluppati.

Portraits, (questo il titolo dell’esposizione) presenta una selezione di “ritratti”, non intesi nel senso tradizionale del termine, ma come raffigurazioni della storia e della società dagli anni ’60 al 2000.

Accanto ai personaggi decorati e alle dame degli anni Sessanta, altre opere, come quelle appartenenti al ciclo delle “maschere tribali” (rappresentazioni di una società consumistica che vuole mostrarsi con un look istintuale e selvaggio riciclando gli oggetti del consumo quotidiano) degli anni Novanta e dei “Guermantes” 1999-2000, piccoli ritratti ispirati ai personaggi del romanzo di Proust, ai loro nomi altisonanti e a quel mondo raffinato, decadente e spesso grottesco.

Baj ha partecipato in primo piano alle avanguardie degli anni Cinquanta, fondando il movimento nucleare nel 1951 che fu grandemente innovativo e aperto a instaurare contatti con artisti e intellettuali europei. Accanto, infatti, a Lucio Fontana, Piero Manzoni, Sergio Dangelo, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Baj ebbe stretti rapporti e scambi con Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein, E.L.T. Mesens, Asger Jorn e altri artisti del gruppo Cobra, con il nouveau réalisme, il surrealismo e la patafisica.

L’opera di Enrico Baj si articola in vari periodi che hanno in comune l’ironia dissacratoria e il continuo rinnovarsi dell’espressività. Da un lato gli “specchi”, i “mobili”, i “meccani”, le “dame”, le “modificazioni”, i “d’après” (omaggi e insieme rifacimenti parodistici di Picasso, Seurat e altri) in cui prevale l’aspetto ludico e il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiali, decorazioni, passamaneria, oggetti a cui il collage fornisce molteplici varianti e possibilità. Dall’altro, a partire dalle figurazioni nucleari degli anni Cinquanta, che testimoniano le paure seguite a Hiroshima e proiettate nel futuro, si manifesta un forte impegno civile contro ogni tipo di aggressività, che attraverso i “generali” e le “parate militari” degli anni Sessanta approda negli anni Settanta a tre grandi opere, I funerali dell’anarchico Pinelli (1972), Nixon Parade (1974), suggerito dall’impeachment del presidente americano, e l’Apocalisse (1978-1979).

Enrico Baj

Nasce a Milano nel 1924 e, dopo gli studi all’Accademia di Brera, si impone come uno dei principali protagonisti dell’avanguardia italiana. Dopo la prima personale alla Galleria San Fedele di Milano nel 1951, fonda il Movimento Nucleare, che ha l’appoggio critico di Giorgio Kaisserlian e di cui hanno fatto parte Joe Colombo, Sergio Dangelo, Angelo Dova e il poeta Beniamino Dal Fabbro. Nel 1954 promuove il Movimento Internazionale per un Bauhaus immaginista, e l’anno seguente fonda la rivista “Il Gesto”, a cui collaborarono anche Manzoni e Fontana. Nel 1957 pubblica il manifesto Contro lo stile, sottoscritto da vari esponenti dell’avanguardia internazionale, e nel 1963 fonda l’Institutum Pataphysicum Mediolanense per promuovere la “scienza delle soluzioni immaginarie”. Erede dello spirito surreal-dadaista, sperimentatore di tecniche e soluzioni stilistiche inedite, realizza collages e assemblages polimaterici avvalendosi dei materiali più diversi, come stoffe, tappezzerie e fodere di materassi, medaglie e frammenti metallici, specchi e vetri colorati. Dai Generali ai Mobili in stile, dalle Dame al Giardino delle delizie, la sua produzione mostra uno spirito dissacrante dalle sottili implicazioni politiche, che si fanno più evidenti in opere come I funerali dell’anarchico Pinelli. Ha un’intensa attività espositiva fin dalla seconda metà degli anni cinquanta, con numerose personali organizzate in tutto il mondo e con la partecipazione a grandi rassegne d’attualità. A partire dal 1967 espone regolarmente allo Studio Marconi, e negli anni settanta ha le prime importanti retrospettive (Palazzo Reale, Milano; Museum Boymans van Beuningen, Rotterdam; Palais des Beaux-Arts, Bruxelles).

Tra le mostre degli anni seguenti vanno almeno ricordate l’ampia antologica allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001-2002. Dopo la morte dell’artista, avvenuta il 16 giugno 2003, una grande retrospettiva ha coinvolto diverse sedi milanesi (Spazio Oberdan, Accademia di Belle Arti di Brera, Galleria Giò Marconi, Fondazione Mudima). Nel maggio 2004 si è aperto a Pontedera “Cantiere Baj”, una serie di manifestazioni che si concludono con la realizzazione nel dicembre del 2006 di un grande mosaico lungo cento metri sul muro che costeggia la ferrovia. Il progetto per il Muro di Pontedera, costituito da dieci cartoni con collage di elementi di meccano, è l’ultima opera di Baj, portata a termine pochi giorni prima della morte. Nel maggio 2007 la Friedrich Petzel Gallery di New York presenta una selezione di opere di Baj dalla fine degli anni Cinquanta al 2002. Nel 2008 due mostre monografiche: da gennaio a marzo alla Fondazione Marconi di Milano Baj, Dame e Generali ripropone il tema più “classico” dell’artista; da marzo a maggio Baj, Apocalisse, nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta presenta la più grande installazione realizzata da Baj. Nel 2009, La Fondazione Marconi ha allestito la mostra, Baj. Mobili animati che prende il titolo dalla bella monografia che Germano Celant ha dedicato a questo ciclo di opere degli anni ’60. Nel 2010 nel Castello Pasquini di Castiglioncello, la mostra Baj. Dalla materia alla figura.