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Massive Attack

Notizia pubblicata il 20 luglio 2006


Massive Attack

Simbolo del trip hop in tutto il mondo, la band inglese torna a esibirsi nel nostro Paese nel mese di luglio. L'appuntamento è per il 20 luglio in Piazza Napoleone a Lucca nell'ambito del Lucca Summer Festival

I Massive Attack sono una delle creature di Bristol, il laboratorio musicale più fertile dell'Inghilterra di fine millennio. Qui è nato il movimento "trip-hop", che annovera tra le sue file anche artisti come Portishead, Tricky e, più di recente, Goldfrapp. Uno stile che mescola "hip-hop" di matrice nera, bassi "dub" e ritmi dance, con arrangiamenti da colonna sonora cinematografica. Ma nei brani dei Massive Attack c'e' di piu'. Tra le note cupe dei loro brani, spira aria di reggae e psichedelia, qualche vibrazione "ambient", oltre a uno spirito punk.

Dopo due album di marca prettamente dance e segnati da una particolare ricerca sul ritmo (Blue Lines e Protection, quest'ultimo remixato in versione "dub" in No protection), e dopo le collaborazioni di grido della loro "mente" 3D (tra cui l'hit di Neneh Cherry "Manchild"), i Massive Attack sono pervenuti a una svolta nella loro carriera con Mezzanine, album profondo, intenso e maturo, nonche' il loro disco piu' "rock". Le atmosfere dance dei primi due dischi, in bilico tra techno e lounge music, sono state sostituite da un umore oscuro e crepuscolare, degno erede del miglior dark-rock degli anni '80. "Abbiamo voluto puntare soprattutto su profondità e prospettiva - spiega Robert Del Naja, alias "3D" -. E' un album che dà la sensazione del viaggio e si può ascoltare a vari livelli di coinvolgimento: se si tiene alto il volume, acquista in immediatezza; se lo si abbassa, diventa più imprevedibile".

Oltre al leggendario cantante reggae Horace Andy, già ospite dei due precedenti lavori dei Massive Attack, ha partecipato alla realizzazione del disco Elizabeth Fraser, la straordinaria voce dei Cocteau Twins, band di culto del pop "onirico" d'oltremanica. I suoi vocalizzi eterei e suggestivi si sposano bene con la cupa base ritmica, impreziosendo quattro brani, tra cui l'ottimo singolo "Teardrop", che di questa sorta di "dreaming-dub" è destinato a rimanere per anni l'incontrastato capolavoro.
Dall'angoscia espressionista di "Risingdon" alla depressione esistenziale di "Angel", dall'umore gotico di "Man next door" alla ballata classica di "Black Milk", le canzoni di "Mezzanine" spaziano tra generi diversi, inseguendo i gusti dei tre componenti del gruppo, tutti con un passato da dj (oltre a "3D", ci sono Grant Marshall in arte "Daddy G" e Andrew Vowles alias "Mushroom"). Restano i timbri ipnotici stile "Karmacoma" (il loro più famoso successo) e i bassi "dub", ma, rispetto al passato, c'è un particolare accento sulla chitarra e un'evoluzione verso sonorità più complesse e oscure. Domina un senso di alienazione urbana, che si riverbera nei suoni tra allucinazioni narcotiche e momenti di trance, il tutto esasperato da un uso ossessivo del rap, in chiave quasi ipnotica. "E' un tipo di musica dance che non si può ballare", la definisce Lindsay Baker su "The Guardian". Di certo, con i Massive Attack la dance ha conosciuto nuove frontiere. E l'integrazione tra musica hip hop dei ghetti neri, dance e rock europeo ha segnato un ulteriore passo avanti.

In 100th Window (2003) i Massive Attack, da tre che erano, diventano uno solo: Robert "3D" Del Naja, vuoi per divergenze artistiche (Mushroom), vuoi per un volo di cicogna (la paternità di Daddy G). L'album prosegue il percorso segnato dallo splendido Mezzanine, quello di una musica ancora più oscura e ipnotica. 100th Window è un disco meno d'impatto dei precedenti, che rinuncia agli aspetti più ballabili (anche se le profonde sonorità dub-elettronica non sono venute meno), a favore di un andamento più sensualmente seducente, penetrante, per un lavorio lento ma inesorabile, notturno e metropolitano, e che evidenzia una sua capacità psichedelica. Quest'ultima si può riallacciare al significato del titolo, un'ultima centesima finestra che rimane sempre aperta, nella nostra psiche, a disposizione anche dell'inaspettato e del sommerso del nostro subcosciente.

Il pulsante incedere del brano di apertura "Future proof" e la voce da stato d'ipnosi di 3D si accompagnano a un battito cupo, e a un'atmosfera splendidamente malinconica e pigra; i brani successivi ci introducono le altre due voci del disco, Sinead O'Connor nella celestiale "What your soul sings" e il già noto Horace Andy in "Everywhen", che prosegue nel solco dei due brani precedenti. Le atmosfere si fanno più drammatiche in "Special cases" con la O'Connor splendida e quasi irriconoscibile alla voce, grazie agli archi che disegnano trame orientaleggianti. "Butterfly caught", con 3D di nuovo alla voce, alza il ritmo, ma è anche il pezzo più nero e minaccioso del disco, con un crescendo strumentale calibrato alla perfezione. Nel brano successivo "A prayer for England" (il cui testo è dedicato all'infanzia sfortunata britannica) si riconosce la Sinead O'Connor di sempre. Da qui in poi, l'album non offre più elementi nuovi rispetto ai primi magnifici pezzi, anche se "Small time shot away" e "Name taken" non si possono considerare riempitivi. Del Naja però sa piazzare ancora un grande ultimo colpo, torna alla voce per "Antistar": di nuovo un pezzo che guarda a Oriente, anche e ancor di più grazie al crescendo di archi conclusivo, a suggellare con un capolavoro l'opera.