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Graham Vick

Notizia pubblicata il 14 gennaio 2007


Graham Vick non smentisce la sua fama di coraggioso innovatore, e affonda le mani nell'intramontabile mito di Orfeo restituendogli tutta l'attualità delle cose eterne. Con l'"Orfeo ed Euridice" di Gluck e Calzabigi, andato in scena ieri sera al Teatro Alighieri, il grande regista inglese ha consegnato al pubblico uno straordinario pezzo di teatro, opera in musica certo, ma sopra ogni cosa teatro. Orfeo non è mai solo in scena, neppure Euridice, morta e sepolta, lo lascia del tutto: gli gira intorno, lo guarda con tenero sguardo materno, lo aspetta.

Orfeo ed Euridice Vick confermala meritata fama

Orfeo in apparenza non è mai solo, immerso com'è sempre nella moltitudine del coro. Ma nell'invocazione collettiva del ?tombeau? iniziale ognuno piange per sé, per i propri lutti, presenti e futuri. Così come nell'inquietante sala d'attesa che apre il secondo atto, le furie altro non sono che coloro che già hanno percorso i passi di Orfeo, condannati a riprovare in eterno, intrappolati in un'attesa che non avrà fine. Poi nei campi Elisi, calda luce riflessa di fiori, sala di lettura e di pace: ognuno, testa china, legge per sé il proprio libro.Amore promette il futuro e vende speranze, illusioni, ma il "trionfo" danzato del finale è rivelatore e il "lieto fine" della convenzione è macchiato e annullato dall'amara tragicità della consapevolezza: guardarsi negli occhi, guardarsi dentro, non si può. Provarci significa perdersi, di nuovo morire: e la sedia rovesciata dell'inizio, quella lasciata da Euridice, torna a cadere, per sempre.I quadri, che prendono corpo sotto le luci di Giuseppe di Iorio, si susseguono in un crescendo d'intensità emotiva: il gesto è assoluto e corale, tanto che il corpo di ballo, istruito con mano sicura dal coreografo Ron Howell, e il coro (ottima la preparazione raggiunta dal gruppo ?Voci Barocche? del Teatro Alighieri sotto la direzione di Elena Sartori) si fondono, si intrecciano e sovrappongono: tutti in scena danzano e non c'è gesto, neppure il più semplice, che non sia danza e che non trovi le sue ragioni nella musica. Musica affidata alla direzione di Claudio Astronio, sul podio dell'Orchestra Barocca di Bolzano ?Harmonices Mundi?.Infine i giovani protagonisti: unanime il consenso raccolto da Marta Vandoni Iorio (Euridice) e da Roberta Frameglia (Amore), ma non c'è dubbio che anche Razek-François Bitar, il controtenore cui toccava di dar voce ad Orfeo, abbia assolto al meglio il proprio compito.Lunghi applausi, e sinceri. (fonte Corriere Romagna). Rimini 14/01/ 2007