
Al Centro di recupero per animali serve più spazio
Notizia pubblicata il 22 ottobre 2010
Categoria notizia : Fatti Curiosi
In molte provincie italiane i centri di recupero hanno sedi istituzionali e autonome, mentre a Rimini, la sede ‘istituzionale’ si trova presso la casa colonica dei genitori anziani di Lorenzo Bruschi in via Apollonia, 26 nella zona rurale di Torre Pedrera.
L’abitazione privata e il terreno circostante ospita animali di ogni razza e dimensione che hanno bisogno di cure. Vengono utilizzate strutture, serre antigrandine, reti e teli dal valore di 50mila euro e da quando si sono aggiunti i 7 nuovi comuni dell’Alta Valmarecchia i problemi logistici si sono ingigantiti.
Spesso il campanello dei genitori del coordinatore del centro, volto storico del Wwf riminese, suona nel mezzo della notte. Persone che tentano di salvare la vita di una bestiola ferita cercano un soccorso immediato e non badano all’orologio. Fra le frasi più sentite “C’è nessuno? E’ un’emergenza. Abbiamo con noi un capriolo ferito da un’auto. Presto, aprite”. Conti alla mano nel 2009 sono stati ricoverati 1.250 animali e nel 2010, gli animalisti riminesi hanno salvato da morte certa circa 1.400 bestie fra cui tantissimi merli, verdoni, verzellini, passeri e cardellini. Bruschi ha dichiarato: “Tra marzo e settembre cadono dai nidi tantissimi uccelli, nel primo periodo riproduttivo. Precipitano anche nei giardini privati, i cani li prendono… Insomma, i residenti ce li portano. E li curiamo, con gli altri animali, in collaborazione con veterinari volontari, come noi. Poi li liberiamo”. Per quanto riguarda l’emergenza rondini, il caldo eccessivo degli ultimi anni nei mesi di giugno e luglio è stato molto nocivo, molte rondini si buttano a terra e vengono successivamente recuperate e alimentate. Altri volatili si schiantano contro le vetrate. Le principali vittime degli incidenti stradali sono i caprioli, i ricci e gli istrici.
Bruschi ha spiegato che il problema di strutture è diventato sempre più grande e la Provincia dovrebbe cercare una sede più adeguata. Non trascurabile è il contribuito da parte dello stesso ente provinciale che dal 2000 conferisce all’associazione ben 30mila euro all’anno.