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Michelle Hunziker e il suo one-woman-show “Mi scappa da ridere"

Notizia pubblicata il 20 novembre 2010



Categoria notizia : Spettacoli


Con un sorriso così, per Michelle Hunziker strappare una risata in tempi di crisi non sarà una missione impossibile. Ma per lei non è solo un talento, è una convinzione: «Non me la sentivo di portare in scena qualcosa di drammatico. Adesso penso sia più importante strappare una risata». Da un mese la showgirl è in tour con il suo primo one-woman-show Mi scappa da ridere, diretto da Giampiero Solari e con il mago Forest in versione virtuale.

Da Brescia dove ha recitato gli ultimi due giorni, per il pranzo di ieri ha fatto un salto a Bologna, la città che l’ha accolta adolescente appena arrivata dalla Svizzera e dove si esibirà dal 23 al 27 novembre al Teatro delle Celebrazioni di via Saragozza.
Qui accentuando una “s” strisciante tipicamente bolognese, ha fatto il punto dello spettacolo che sarà in tour fino a maggio. Mi scappa da ridere è la sua terza volta a teatro, ma la prima con uno show che ha contribuito
a scrivere, condito di gag e gaffe parzialmente autobiografiche e in cui recita, canta e balla prendendosi in giro. Racconta così il primo bacio dei suoi genitori da cui nacque il suo nome: «Mio padre baciando mia madre
la spinse verso un juke box per cui partì la canzone Michelle dei Beatles.
Poi decisero che sarebbe stato il nome del loro primo figlio». Oppure la sua esperienza di extracomunitaria svizzera catapultata a Trebbo di Reno, località alle porte di Bologna, per seguire un amore italiano della madre:
«Ricordo le file agli sportelli per avere il permesso di soggiorno». O le stranezze burocratiche per cui a 16 anni finì in una classe di tredicenni nel liceo linguistico Malpighi. Ma non mancano i momenti imbarazzanti,
come quello della sua prima pubblicità per Roberta intimo quando fu immortalata nel suo celebre lato B. Esperienze diverse ma accomunate da una risata dissacrante o per esorcizzare difetti o papere.
«Non mi sono mai vergognata di non essere perfetta. Anzi, c’ho sempre giocato moltissimo. Io non mi prendo mai sul serio», ha confessato aggiungendo che spesso «più provo dolore fisico e più mi vien da ridere. È
successo perfino quando ho partorito. Ma avevo un ginecologo ticinese con un accento incredibile che era impossibile non ridere». E a teatro (che lei definisce «il mio grande sogno e una grandissima palestra») la risata pare sia contagiosa. «Anche se qualcosa non funziona, il pubblico si diverte. Di fronte alle papere mi sembra che apprezzi e io me la gioco». Insomma, «il pubblico non si sente tradito. Mi guarda e pensa:
“Ma allora è propria scema come pensavamo”», ha detto. Ridendo ovviamente.