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Aprire un hotel? Resta un'impresa burocratica

Notizia pubblicata il 05 febbraio 2010



Categoria notizia : Hotel


C'è la burocrazia al primo posto tra i fattori che frenano gli investimenti esteri nel nostro paese. Ne sa qualcosa Sebastian Escarrer, vice presidente della catena spagnola Sol Melia: «Bisogna fare cinque o sei volte le stesse procedure presso enti diversi, attendere tempi interminabili per le autorizzazioni o per l'agibilità degli edifici». Gli è successo a Milano, dove ha un albergo, e a Roma, dove sta per aprire un secondo hotel. Anche se, in questo caso, riesce a comprendere qualche ritardo in più trattandosi di un palazzo antico, sottoposto ai vincoli della Sovrintendenza artistica.

Per il 2012 è prevista un'apertura a Sciacca, in Sicilia. Però, che fatica il nostro paese: «Se le regole fossero più snelle, avremmo investito di più», dice Escarrer. Non è un caso se in Europa, l'Italia è il luogo dove la catena Sol Melia ha meno hotel. Quattro realizzati, più uno in arrivo. In Germania sono piu di 20 e in Francia 9.
Escarrer tira fuori dalla borsa una tabella del World EconomicForum: cosa frena gli investimenti esteri in Italia. Al primo posto la burocrazia, poi la possibilità di accesso al credito, seguono le tasse, le regolamentazione del mercato del lavoro, le infrastrutture.
Eppure il potenziale ci sarebbe. E la Sol Melia è aperta alla possibilità di fare accordi con consorzi italiani per aumentare la presenza da noi. Il Sud, in particolare. è una realtà interessante. Escarrer guarda oggi all'estero con più attenzione che in passato. La Spagna, denuncia, si sta «italianizzando», nel senso che si sta creando una dicotomia tra centro e livello regionale, con una eccessiva complessità delle decisioni. E il turismo è in crisi: nel 2009 il Pil del settore è sceso del 5,7%, rispetto al -3.,5% di tutto il Paese. Il che vuol dire, secondo Esearrer, che il problema non è solo congiunturale.
Una sorpresa, anche perchè è stata proprio la Spagna, in passato, ad ottenere successi importanti con politiche mirate ed efficaci, specie sull'allungamento della stagione e dell'operatività degli alberghi. A spiegarlo è Basilio Guerra, presidente di Jumbo Tours: lo Stato spagnolo ha messo sul piatto un contributo per aiutare i pensionati ad andare in vacanza. «Le Canarie prima di questa strategie avevano una durata della stagione di due mesi, ora le strutture lavorano sette mesi circa». ha spiegato Guerra.
A fronte di un contributo pubblico di 200 milioni, lo Stato è riuscito a recuperame ben 600 in riduzione di indennità di disoccupazione.
È, in altra formula, la logica del buono vacanze realizzato ora dal Governo italiano. Ma da noi le cifre sono diverse: 5 milioni di euro, per un numero di beneficiati previsto di 30mila persone nel 2009 e 60mila nel 2010.
Piccoli numeri rispetto ai 7 milioni che ne hanno usufruito in Francia nel 2007 e 1,2 milioni tra il 2007 e il 2008 della Spagna, secondo i dati di Federturismo. Per il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, i buoni sono andati meglio del previsto: «nei primi giorni ne sono stati distribuiti 10mila». Ed ha annunciato più risorse. Il problema, ha sottolineato il presidente di Federturismo, sono i tempi: per realizzare il buono vacanze c'è voluto il lavoro di due governi.